Il Cilento

MONTI del Cilento


Parco Nazionale del Cilento – Vallo di Diano ed Alburni. Nota del Presidente Pellegrino.


ORARIO FRECCIA ROSSA MI/CILENTO IMG_3373



 scogliera  La Scogliera in Marina di ASCEA (SA). 



cilento blu logo



bandiera blu 1                       bandiera blu 2

                                                   bandiera blu 2016 cartolina di AlexElea.     

Bandiere Blu 2016 – Campania
Nel CILENTO:

Ascea – Piana di Velia, Torre del Telegrafo, Marina di Ascea;

Vibonati – Torre Villammare/Santa Maria Le Piane, Oliveto;

Capaccio – Varolato/La Laura/Casina d’Amato, Ponte di Ferro/Licinella, Torre di Paestum/Foce Acqua dei Ranci;

Centola – Marinella, Palinuro(Le Saline, Le Dune, Porto),

Casal Velino – Lungomare/Isola, Dominella/Torre;

Castellabate – Lago Tresino, Marina Piccola, Pozzillo/San Marco, Punta Inferno, Baia Ogliastro;

Agropoli – Torre San Marco, Trentova;

Montecorice – San Nicola, Baia Arena, Spiaggia Agnone, Spiaggia Capitello;

Pisciotta;

Pollica – Acciaroli e Pioppi;

San Mauro Cilento – Mezzatorre.



Parco mappa A

UNESCO
La Candidatura del Parco e dei siti archeologici di Paestum e Velia per l’inserimento nella lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO assume un aspetto innovativo a livello internazionale, sia perché propone in modo unitario ed inscindibile i valori Ambientali e Culturali della vasta realtà territoriale di uno dei più grandi Parchi Nazionali Italiani, importantissimo in ambito mediterraneo, sia perché è stata avanzata su proposta di più Autorità territoriali ed amministrative (Ente Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, Provincia di Salerno, Comune di Capaccio-Paestum, Ente Provinciale per il Turismo, di intesa con le Soprintendenze B.A.A.A.S. ed Archeologica e sotto l’alta garanzia della Prefettura di Salerno). Ciò in linea con le direttive della Convenzione internazionale che gradisce in modo particolare, fin dal momento della scelta di candidatura, il convinto coinvolgimento degli Enti e delle popolazioni più direttamente interessate alla gestione ed alla cura del Bene.

Giustificazione del valore eccezionale universale:

il Parco del Cilento e del Vallo di Diano, risultato dell’opera combinata della Natura e dell’Uomo, rientra nella categoria dei paesaggi evolutivi (Beni Misti), essendo il risultato di eventi storici, sociali, economici, artistici e spirituali, e raggiungendo la sua “forma” attuale in associazione e risposta al suo ambiente naturale. È, oggi, un paesaggio vivente che, pur mantenendo un ruolo attivo nella società contemporanea, conserva i caratteri tradizionali che lo hanno generato nell’organizzazione del territorio, nella trama dei percorsi, nella struttura delle coltivazioni e nel sistema degli insediamenti. Come le specie naturali negli ambienti geografici, così i diversi popoli hanno trovato in questi luoghi il punto di contatto, gli incroci e le fusioni, l’arricchimento del patrimonio genetico. Nel Cilento si realizza l’incontro tra mare e montagna, Atlantico e Oriente, culture nordiche e culture africane. Il territorio fonde popoli e civiltà e ne conserva le tracce evidenti nei suoi caratteri distintivi: la Natura, il Patrimonio Culturale, Archeologico, Architettonico, l’Assetto Territoriale intriso di elementi medioevali, il mondo vivo delle Tradizioni. Posto al centro del Mediterraneo ne è dunque il Parco per eccellenza perché di questo mare incarna quello che è lo spirito più profondo, la ricchezza in biodiversità, la compenetrazione ambientale, la Storia sintesi dell’incontro di genti e civiltà diverse.

Rispondenza ai criteri UNESCO:

Il Parco è stato candidato, unico in Italia, come Bene Misto, naturale e culturale. Come bene naturale esso risponde ai criteri UNESCO (ii); (iii); (iv):

(ii) è un esempio eminente e rappresentativo del processo ecologico e biologico degli ecosistemi mediterranei, racchiudendo in un unico Parco comunità di piante e di animali che vanno dalle forme marine a quelle terrestri aride, semi aride, nordiche, atlantiche, asiatiche, collinari e alto montane.

(iii) rappresenta, nelle sue coste intatte ricche di grotte ed insenature, nelle sue montagne interessate da fenomeni carsici, nella ricchezza di specie vegetali endemiche uniche, un’area di bellezza naturale ed importanza estetica eccezionale.

(iv) contiene habitat naturali tra i più rappresentativi per la conservazione in “situ” della diversità biologica e per la sopravvivenza di specie animali minacciate, come la Lontra, e specie vegetali uniche, come la Primula palinuri, aventi un valore universale eccezionale dal punto di vista della conservazione.

Dal punto di vista dei Beni Culturali risponde ai criteri UNESCO (iii); (iv); (v):

(iii) apporta una testimonianza eccezionale sulle tradizioni culturali e la civiltà delle antiche genti mediterranee, attraverso il sistema dei percorsi, degli insediamenti, dei santuari ancora esistenti e delle vestigia archeologiche intatte;

(iv) è un esempio eminente della civiltà urbana fin dalle sue prime manifestazioni conserva intatte le strutture e le architetture illustranti il periodo della prima colonizzazione greca in Italia, con la particolarità di esaltare l’incontro della Magna Grecia con le Culture Appenniniche e Mediterranee;

(v) costituisce un esempio eccezionalmente rappresentativo della cultura medioevale nel sistema degli insediamenti umani e dei modi di utilizzazione dello spazio, cultura stratificatasi su sistemi di percorsi e organizzazione territoriale risalenti alla più alta antichità e alla preistoria, e conservatasi fino ai nostri giorni preservando contemporaneamente i segni straordinari delle originarie e millenarie matrici culturali.

Fonte http://www.pncvd.it



12794723_934230599991820_1112928152134178759_o  Acciaroli di Pollica (SA). acciaroli bianco e nero



Ceraso con la neve febbr. 2013.             Ceraso panoramica    Ceraso Panorama 2

         CERASO
È molto probabile che i greci di Focea e di Velia abbiano percorso tutto il territorio dell’odierno Comune di Ceraso nel salire alle Terre Rosse e al passo Beta.
E non è da escludere che alcuni di essi, alla ricerca di buon legname per alimentare il cantiere navale di Velia, si fossero fermati, e poi trattenuti, sull’ampio terrazzo di fiume (fiume Palisco = montano, oggi Palistro) alla cui foce era il porto settentrionale di Velia. Località che apparve loro assai ridente, vista dall’alto delle Tempe, ricca com’era di piante di ciliegio del genere prunus. Un terrazzo circondato da annose piante d’alto fusto.
Certamente vi si trattennero quando la località divenne un importante nodo viario. Vi giungeva, infatti, la via fluviale, la via lungo il Palistro; passava a poca distanza da quel luogo, la via per le Terre Rosse; di là partiva la comoda via che per le odierne Coste delle monache portava al passo Alfa (Cannalonga) e di là nel Vallo di Diano.
Ceraso.
La prima notizia documentata di Ceraso, una pergamena di Papa Eugenio III, risale al 6 maggio 1149, anche se alcuni elementi, il culto di San Nicola di Mira, il toponimo, Kerasous che ci riporta alla città omonima nel Ponto, fanno pensare che il borgo fosse stato fondato prima dell’anno 1000.
Il borgo sorse intorno ad un importante via di collegamento “La Via del Sale” che collegava le vie Veline con la costa Ionica. La sua importanza crebbe quando durante l’età romana fu aggiunta un’altra via oggi chiamata “Costa delle Monache”, che collegava il paese con una stazione daziaria romana “Corneto”oggi Vallo della Lucania e durante il Medioevo aveva raggiunto un notevole sviluppo socio economico.

Massascusa
E’ molto probabilmente il primo centro abitato che si è formato nell’attuale territorio di Ceraso. Dopola distruzione di Velia del 673, gruppi di profughi ai quali tramite il libellum (la libertà in cmbio del lavoro) ,la chiesa garantiva la sopravvivenza. Altro elemento che conferma l’epoca delle orogini di Massascusa è l’intitolazion della chiesa più antica del paese ad un papa, San Felice, che per primo sollecitò donativi in favore di una chiesa.
Agli inizi del secolo scorso rivesti particolare importanza per il paese la presenza unica industria presente nella zona. I fratelli Ravera costruirono alla località San Sumino uno stabilimento per l’estrazione dell’acido tannico, che d iede notevole sviluppo all’economia rurale e contrastò il fenomeno dell’emigrazione, molto sentito in quegli anni, perché ai residenti non mancò il lavoro.

San Biase
Il primo documento che attesta l’esistenza di San Biase come centro abitato già costituito, risale all’anno 993, ma il toponimo ci riporta a qualche secolo più indietro. Probabilmente un gruppo di fedeli armeni di Sebaste a causa delle alle persecuzioni iconoclaste fuggì imbarcando una parte dei resti mortali di San Biagio. E’ probabile che da Maratea, dove i cristiani del luogo accolsero le reliquie del Santo, negli esodi dovuti ai continui attacchi dei saraceni, gruppi di famiglie risalirono verso nord portando con se il culto del loro Santo. L denominazione dell’abitato infatti è un agionimo, riproduce cioè il nome del Santo a cui era intitolato il primo luogo di culto attorno al quale si formò il paese.

Santa Barbara

Scavi archeologici hanno messo in luce reperti risalenti al V secolo a,C,; evidentemente la zona doveva essere ben nota agli abitanti di Velia, i quali dovevano aver istituito un avamposto sul colle della contrada San Nicola. Infatti su un tratto del colle stesso, spianato per ricavarne un’area da adibire alla battitura del grano, emersero antiche tombe con resti umani.
Alla presenza dei monaci greci deve essere attribuita la fondazione di Santa Barbara, già esistente come chiesa nel 977, (Codex Diplomaticus Cavensis), probabilmente con un piccolo abitato, e poi cenobio greco. Il primo documento ufficiale che attesta l’esistenza dell’Università di Santa Barbara è un diploma del 1005: in esso si attesta chiaramente che esisteva un nucleo abitativo costituitosi con l’arrivo del primo monaco di Velia. Le pergamene ci informano di Igumeni, del flumen Bruca e del Mons Trevorio, notizie tutte che confermano l’arrivo dei monaci nel luogo da Velia, attraverso la via Bruca. I monaci favorirono lo sviluppo del centro abitato e costruirono un Cenobio dedicato a Santa Barbara, di cui ancora oggi esistono alcuni resti.

Petrosa – Metoio
Quando il Comune di Ceraso iniziò la bonifica della località Fabbrica e provvide alla quotizzazione del terreno demaniale collinare, che un tempo era appartenuto alla Badia di Pattano, in favore delle famiglie povere, si era nel 1919, nacquero e si svilupparono gli abitati di Petrosa e Metoio
Petrosa è la più giovane tra le frazioni, in quanto è stata elevata a frazione solo il 16 febbraio del 1959, il nome trae origine dalla natura del suo terreno.



Velia dalla Torre       velia bianco e nero